All’inizio fu la Draisina e nel 1888 il primo pneumatico con camera d’aria

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All’inizio fu di legno, poi altri materiali pesantissimi fino ad arrivare alle leghe ipertecnologiche e moderne dei giorni nostri. Senza dimenticare l’aiutino arrivato con l’elettrico. Stiamo parlando della bicicletta che, nel corso dei secoli, è cambiata moltissimo pur rimanendo, in sostanza, sempre la stessa almeno per intenzioni e filosofia. Oggi la si associa a una vita sana, a una mobilità sostenibile, ma anche allo sport professionistico e al relax. Con il sole e un bel paio di occhiali da sole personalizzati e stampati su Stampaprint in poco tempo e risparmiando, ci sono poche cose piacevoli e rilassanti come una bella biciclettata da soli e in compagnia.

Ma non possiamo dimenticare che una volta spostarsi in bicicletta non era un’opzione o una scelta ecosostenibile, ma una necessità perché non c’erano, o no ci potevano permettere, altri mezzi.

La prima bicicletta può essere considerata la Laufmachine risalente al 1817 e ideata dal tedesco Karl Drais e per questo in Italia fu chiamata Draisina. Si trattava di una due ruote con il telaio in legno e l’aggiunta di uno sterzo che rappresentava una vera novità per il periodo. Per Drais fu il tentativo di trovare un’alternativa al trasporto con i cavalli. Qualcosa che assomiglia più alla bici come la concepiamo oggi nasce nel 1791 in Francia quando Medè de Sivrac progetta e costruisce il celerifero, ma poi si scopre che si rattò più che altro di un solo progetto sulla carta. Importante l’anno 1861 perché per la prima volta vengono montati i pedali su una draisina, fissati alla ruota anteriore. L’ode asi deve a Ernest Michaux, anch’egli francese. Come francese è l’utilizzo del termine bicicletta. Altro anno importante per l’evoluzione della bicicletta è il 1888 quando Dunlop monta il primo pneumatico a camera d’aria su una due ruote. Qualche anno dopo, nel 1903 e nel 1909 nascono anche importanti competizioni sportive come il Tour de France e il Giro d’Italia.

Ciclismo da necessità a sport professionistico

Luke Marshall riding a Scott Gambler DH bike. Bike Park Wales , Gethin , near Merthyr Tydfil . Wales. August 2019.

La bicicletta, oltre che un mezzo per spostarsi altamente sostenibile che unisce anche i benefici del fare movimento, è diventato uno sport sempre più seguito e professionistico. A dimostrarlo l’affermarsi di eventi come il Tour de France, nato nel 1903 e del Giro d’Italia nel 1908, due fra le principali manifestazioni di ciclismo su strada che si tengono ancora oggi. Ma non sono le sole e, soprattutto, ne sono nate anche per altre categorie come la mountain bike, ad esempio.

Oggi il ciclismo come sport professionistico è regolamentato dall’Uci (Unione Ciclistica Internazionale). La prima corsa ciclistica di cui si abbiano notizie, però, risale al 31 maggio del 1868 e si trattava di un percorso di poco più di un chilometro nel parco francese di Saint Cloud. Un po’ più impegnativa la gara che prevedeva di coprire la distanza fra due città, la Parigi-Rouen con ben 123 chilometri di distanza datata 1869 e che ancora oggi si corre. In Italia la prima corsa ciclistica a coprire la distanza fra due città fu la Firenze-Pistoia nel 1870. Una distanza inferiori rispetto alla gara francese, solo 33 chilometri, ma n evento al quale parteciparono 23 concorrenti e fra loro non c’erano solo italiani, ma anche ciclisti stranieri.

Come si accennava all’inizio oggi conosciamo, come discipline collegate all’utilizzo della bicicletta, il ciclismo su pista, le cui competizioni si svolgono in un velodromo ossia una pista all’aperto o al chiuso formata da due rettilinei e due curve inclinate per contrastare la forza centrifuga. Poi abbiamo il ciclocross che si pratica di solito nelle stagioni invernali o autunnali su percorsi difficili, sconnessi, con pendenze variabili, sterrati o sabbiosi.
Anche il Mountain Biking è una disciplina sportiva diffusasi molto negli ultimi anni che si corre con biciclette chiamate mountain bike che hanno telai più spessi e ruote più grandi con disegni di pneumatici molto evidenti e segmentati, tutt’altro che lisci come invece lo sono i pneumatici delle gare su pista o su strada.